Inflazione e valore del denaro
L'inflazione rappresenta l'aumento generalizzato dei prezzi dei beni (cibo, energia elettrica, carburanti, ecc.) e dei servizi (trasporti, sanità, istruzione, servizi di assistenza, etc.). L'inflazione non riguarda quindi il prezzo di singoli prodotti ma interessa molti beni e servizi. L'aumento dei prezzi diminuisce la quantità di beni o servizi che possiamo acquistare con i nostri soldi: per questo si dice che l'inflazione riduce il valore della moneta nel tempo. A causa dell’inflazione, il denaro di oggi non avrà un domani lo stesso valore Facciamo un esempio. Se il prezzo di un prodotto alimentare oggi è di 5 euro al kg. con una banconota da 10 euro posso acquistarne 2 chili. Ipotizziamo ora che, a causa dell'inflazione, il prezzo di quel prodotto salga a 6 euro al chilo. In tal modo, con la stessa banconota da 10 euro, potrei adesso comprarne circa 1,6 kg. Di fatto, a causa dell'inflazione, la banconota "vale" adesso solo 1,6 kg., mentre prima dell'aumento del prezzo il suo valore in termini di prodotto era di 2 kg. L’esempio, tradotto in linguaggio economico ci indica che i 10 euro rappresentano il valore nominale, mentre la quantità di beni e servizi, che possono essere acquistati - il prodotto alimentare nel nostro caso - rappresenta il valore reale della banconota. Nel nostro esempio il valore nominale della banconota dopo la crescita del prodotto rimane di 10 euro, mentre a causa dell'inflazione il suo valore reale scende da 2 a 1,66 chili di prodotto. In altre parole, i 10 euro valgono di meno, hanno perso potere di acquisto a causa dell'aumento dei prezzi.
Inflazione e valore del denaro L'inflazione rappresenta l'aumento generalizzato dei prezzi dei beni (cibo, energia elettrica, carburanti, ecc.) e dei servizi (trasporti, sanità, istruzione, servizi di assistenza, etc.). L'inflazione non riguarda quindi il prezzo di singoli prodotti ma interessa molti beni e servizi. L'aumento dei prezzi diminuisce la quantità di beni o servizi che possiamo acquistare con i nostri soldi: per questo si dice che l'inflazione riduce il valore della moneta nel tempo. A causa dell’inflazione, il denaro di oggi non avrà un domani lo stesso valore Facciamo un esempio. Se il prezzo di un prodotto alimentare oggi è di 5 euro al kg. con una banconota da 10 euro posso acquistarne 2 chili. Ipotizziamo ora che, a causa dell'inflazione, il prezzo di quel prodotto salga a 6 euro al chilo. In tal modo, con la stessa banconota da 10 euro, potrei adesso comprarne circa 1,6 kg. Di fatto, a causa dell'inflazione, la banconota "vale" adesso solo 1,6 kg., mentre prima dell'aumento del prezzo il suo valore in termini di prodotto era di 2 kg. L’esempio, tradotto in linguaggio economico ci indica che i 10 euro rappresentano il valore nominale, mentre la quantità di beni e servizi, che possono essere acquistati - il prodotto alimentare nel nostro caso - rappresenta il valore reale della banconota. Nel nostro esempio il valore nominale della banconota dopo la crescita del prodotto rimane di 10 euro, mentre a causa dell'inflazione il suo valore reale scende da 2 a 1,66 chili di prodotto. In altre parole, i 10 euro valgono di meno, hanno perso potere di acquisto a causa dell'aumento dei prezzi. Il contrario dell'inflazione, cioè la diminuzione generalizzata dei prezzi, viene definita deflazione. Livelli elevati di inflazione e di deflazione sono rischiosi per il cittadino e per l'economia in generale: non a caso la stabilità dei prezzi, cioè un'inflazione bassa, stabile e prevedibile, è uno degli indicatori di un'economia sana. un taglio di capelli, un biglietto del treno, ecc.). L'inflazione non riguarda quindi il prezzo di singoli prodotti ma interessa molti beni e servizi. L'aumento dei prezzi diminuisce la quantità di beni o servizi che possiamo acquistare con i nostri soldi: per questo si dice che l'inflazione riduce il valore della moneta nel tempo. Cento euro oggi non valgono come cento euro domani Mario, il titolare di una trattoria, ha a disposizione una banconota da 100 euro per comprare ogni giorno il pane necessario. Un chilo di pane costa 4 euro, quindi Mario può acquistarne 25 chili. Immaginiamo ora che, a causa dell'inflazione, il prezzo del pane salga a 5 euro al chilo: Mario, con la stessa banconota da 100 euro, potrà adesso comprare solo 20 chili di pane. Di fatto, a causa dell'inflazione, la banconota "vale" adesso solo 20 chili di pane, mentre prima dell'aumento del prezzo il suo valore in termini di pane era di 25 chili. Per gli economisti, i 100 euro della banconota sono un valore nominale mentre la quantità di beni e servizi, che possono essere acquistati - il pane nel nostro caso - rappresenta il valore reale della banconota. Nel nostro esempio il valore nominale della banconota dopo la crescita del prezzo del pane rimane di 100 euro mentre a causa dell'inflazione il suo valore reale scende da 25 a 20 chili di pane. In altre parole, i 100 euro valgono di meno, hanno perso potere di acquisto a causa dell'aumento dei prezzi. A proposito di pane e di generi alimentari di prima necessità, uno dei casi più eclatanti di inflazione o, meglio, di iperinflazione, è quello della Repubblica di Weimar (Germania, autunno 1923): la diminuzione del valore del marco, la moneta tedesca di allora, arrivò a tali livelli che per andare a fare la spesa sarebbe stato necessario portare dei carretti pieni di banconote (qui un approfondimento). Il contrario dell'inflazione, cioè la diminuzione generalizzata dei prezzi, viene definita deflazione. Livelli elevati di inflazione e di deflazione sono rischiosi per il cittadino e per l'economia in generale: non a caso la stabilità dei prezzi, cioè un'inflazione bassa, stabile e prevedibile, è uno degli indicatori di un'economia sana.